Bilancio di Sostenibilità: obblighi di legge ma anche opportunità

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Aria di Sostenibilità

Sostenibilità, termine oggi di tendenza, in realtà è un tema che parte da lontano negli anni.

Applicato al nostro mondo, quello delle aziende e degli enti sentiamo parlare sempre più spesso di bilancio di sostenibilità.

Il Bilancio di Sostenibilità è il fedele risultato di un susseguirsi di politiche riguardanti lo sviluppo sociale, economico e sostenibile che prende avvio nel 1972 con “I limiti dello sviluppo” del Club di Roma, che, per la prima volta, calcola i limiti della crescita umana sul Pianeta Terra. Questo processo prosegue incontrando nel 1987 la prima definizione di “Sviluppo Sostenibile”, inteso come uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Nel 2001 la causa viene sposata anche dall’UE che pubblica un “Libro Verde” con l’obiettivo di portare a galla la questione Sostenibilità, declinata come la promozione di un quadro europeo per la Responsabilità Sociale delle Imprese.

L’avviamento di questo cambiamento avviene sì, ad un macro-livello istituzionale, ma al contempo innescato da una diversa consapevolezza dei cittadini, più matura e responsabile, ben visibile nelle reazioni delle nuove generazioni, la Zen-G in particolare, che si mostra sempre più sensibile al tema e non esita a scendere in piazza per disseminare la propria volontà di un cambiamento istantaneo necessariamente supportato dai grandi poteri mondiali. È così che, nel 2015, l’ONU approva i 17 “Sustainable Development Goals” (Agenda 2030), un piano di azione globale per una trasformazione sostenibile della società, dell’economia e dell’ambiente, consci dell’importanza del ruolo delle aziende per il raggiungimento di tali obiettivi.

 

Le risposte istituzionali

Non tarda ad arrivare il primo decreto-legge (D. Lgs 254/2016), tutt’ora in vigore, che recepisce in Italia la Direttiva europea 2014/95/UE ed impone a società quotate, banche e imprese di assicurazione di grandi dimensioni (elenco completo nelle note a fine articolo) l’obbligo di redigere e pubblicare una dichiarazione consolidata di carattere non finanziario (DNF).

Per “grandi dimensioni” si intendono le imprese aventi più di 500 dipendenti e almeno 20 milioni di euro nel totale attivo dello Stato Patrimoniale e/o 40 milioni di euro di ricavi netti. Il Decreto lascia alle imprese la scelta di presentazione delle informazioni di carattere non finanziario, che possono essere inserite in uno specifico capitolo della Relazione sulla gestione o pubblicate come documento autonomo, separato dal Bilancio d’esercizio e specificando in copertina che esso è stato redatto per rispondere agli obblighi normativi previsti dal D. Lgs 254/2016.

Il D. Lgs 254/2016 offre l’opportunità di decidere quali standard adottare tra quelli emanati da autorevoli organismi sovranazionali, internazionali o nazionali. In Italia, le circa 200 aziende tenute a pubblicare il Bilancio di Sostenibilità utilizzano per lo più gli Standard GRI, che approfondiremo in un secondo momento.

 

L’evoluzione della norma

In linea con quanto detto nei punti precedenti, arriviamo ai giorni nostri con la nuova Direttiva Europa (in vigore da Gennaio 2024 per alcune imprese, precisazioni nelle note), denominata “Corporate Sustainability Reporting Directive” (CSRD), che amplia il panorama della rendicontazione di sostenibilità imponendo l’obbligo ad un maggior numero di imprese, aventi più di 250 dipendenti, un totale attivo dello Stato Patrimoniale pari o superiore a 20 milioni di euro e 40 milioni di euro o più di ricavi netti; rientrano nella direttiva anche tutte le aziende quotate in borsa, escluse le micro imprese (totale SP < 350.000 €; ricavi netti < 700.000€; dipendenti <10).

In Italia si passerà da 210 aziende soggette all’attuale normativa, a 5000 aziende soggette alla nuova direttiva. La CSRD ha affidato a EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) il compito di definire nuovi standard di rendicontazione (European Sustainability Reporting Standards), allineati ai principali standard internazionali e basandosi prevalentemente su un elenco di temi ESG; anche in questo caso, scontato dirlo, sarà previsto l’obbligo di assurance rispetto agli standard prefissati.

 

Note

Aziende attualmente soggette ad obbligo secondo il D. Lgs 254/2016:

  • Società emittenti su mercati regolamentati
  • Banche
  • Imprese di assicurazione
  • Imprese di riassicurazione
  • Società emittenti strumenti diffusi in modo rilevante
  • Società di gestione dei mercati
  • Società di gestione di sistemi di compensazione/garanzia
  • Società di gestione accentrata di strumenti finanziari
  • Società di intermediazione mobiliare
  • Società di gestione del risparmio
  • Società di investimento a capitale variabile
  • Istituti di pagamento
  • Istituti di moneta elettronica
  • Intermediari finanziari

Aziende che saranno soggette ad obbligo secondo la Nuova Direttiva Europea “CSRD”, applicazione temporale e scadenze:

  • 1° gennaio 2024 per le imprese che già producono la Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) ai sensi della Direttiva n. 95/2014 (in Italia, D. Lgs. n. 254/2016) (primo report all’inizio del 2025);
  • 1° gennaio 2025 per le imprese che ricadono nell’ambito della CSRD (imprese con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/0 20 milioni di euro di attività totali) e non producevano già la DNF (primo report all’inizio del 2026);
  • 1° gennaio 2026 per le PMI quotate che ricadono nell’ambito della CSRD (primo report all’inizio del 2027), con l’opzione di non applicare la nuova normativa (“opt-out option”) per due anni (ovvero fino al 1° gennaio 2028), salva la necessità di spiegare perché l’impresa ha deciso di avvalersi di tale opzione;
  • 1° gennaio 2026 per le istituzioni creditizie piccole e non-complesse e le imprese assicurative “captive” (primo report all’inizio del 2027);
  • 1° gennaio 2028 per le filiali di imprese extra-UE che ricadono nell’ambito della CSRD (primo report all’inizio del 2029)

 

Conclusioni

Le imprese soggette all’obbligo di Reporting di sostenibilità, nell’Unione Europea, passeranno dalle 11.000 attuali a quasi 50.000.

È anche previsto che le imprese controllanti di un gruppo di grandi dimensioni includano nella relazione sulla gestione consolidata le informazioni utili per la comprensione dell’impatto del gruppo sulle questioni di sostenibilità.

Anche le imprese inizialmente non obbligate si troveranno presto a rispondere a domande da parte di fornitori, banche e clienti su come stanno affrontando queste tematiche.

Per cui è sicuramente opportuno iniziare a includere nelle proprie strategie il tema della sostenibilità e a scegliere tenendo conto anche di tale ottica sia per adempiere ad obblighi di informativi di legge che per sfruttare opportunità di mercato che favoriranno sempre più aziende le aziende attente a questi profili.

Lo Studio Riggioni rimane a disposizione per approfondimenti sul tema.